giovedì 20 novembre 2008

47 terrorista che parla

Ma veramente qualcuno riesce ancora a credere all'autenticità del "messaggio-comparso-oggi-su-internet-su-siti-islamici" firmato Al Qaeda che regolarmente contrassegna momenti topici della cronaca geopolitica?

Se ricordate, i primi tempi, subito dopo l'11 settembre, Bin (Laden) e Al (Zawahiri) comparivano in carne ed ossa e il filmato aveva una parvenza di veridicità, a parte qualche clamorosa bufala come quella volta del Bin troppo grasso per essere veramente lui. E' un mistero che l'unica presunta rivendicazione dell'attentato al WTC sia stata affidata ad un filmato così smaccatamente falso, anche se penso che tutto abbia un senso in quella vicenda.

Ora invece, sia Bin che Al non compaiono più pirsonalmente di pirsona ma solo in voce (mmmh) e non ci vengono nemmeno più fatti ascoltare direttamente ma vanno in sottofondo sulla loro immagine fissa.
Riguardo al contenuto del messaggio, dobbiamo fidarci del mezzobusto con carica a molla che ce lo racconta tra un Olindo e una Rosa, tra i fatti e i fattacci della giornata (quelli che gli passa il suo manovratore, ovviamente, non certo le NOTIZIE) e che ci dice che quella voce lì è proprio l'esponente di Al Qaeda che ci vuol fare 'nu mazzo tanto. Sarà.

Gli esponenti di Al Qaeda stanno diventando sempre più fantasmatici. Non è un caso che i giornali che riferiscono dei loro proclami utilizzino ormai il termine apparizioni.
Visto che molti ritengono sia Bin che Al morti da un bel pezzo (Bin addirittura dal dicembre del 2001) è giusto usare un termine da oltretomba. Non dimentichiamo che Aldilà vuol dire anche soprannaturale e metafisico.
In fondo è lo stesso meccanismo dei presunti messaggi inviati a noi dalle divinità o dai loro messaggeri. Insomma, i proclami di Al Qaeda cominciano ad assomigliare ai messaggi delle apparizioni mariane.

Ad analizzarli semanticamente, i messaggi di Fatima non erano altro che proclami propagandistici anticomunisti belli e buoni affidati ad un testimonial di gran lusso. La Madonna che piange per la povera Russia nel 1917 e negli anni seguenti (ma non prima) non può essere un caso.
Il mito del terrificante terzo segreto sul quale non si osava posare gli occhi e che aveva sconvolto il papa che aveva osato aprirlo (come l'Arca dell'Alleanza dai poteri terribili) era soltanto un modo per terrorizzare, soggiogare i fedeli e quindi fare nient'altro che TERRORISMO.
Quando la sua carica propagandistica si esaurì per sopraggiunti limiti storici, il mistero fu svelato e un papa piuttosto egocentrico se lo ritagliò addosso per farsene un mito su misura.

Ad ogni modo, tornando ai proclami di Al Qaeda, se Al e Bin, come Rosencrantz e Guildenstern, sono morti, facciamoli diventare divinità che parlano tuonando dal cielo. L'effetto sarà uguale e forse amplificato. Tanto ci sarà sempre chi crederà alla Madonna che parla, al sole che rotea, ai rapimenti alieni e a quattro sfigati arabi che sono riusciti ad inculare le difese aeree degli Stati Uniti d'America.

Nell'ultimo pizzino consegnato ai media boccaloni per spettatori ancora più boccaloni, Al Zawahiri o chi per lui se la prende con Obama definendolo "servo negro" (oplà!) e minacciando i soliti sfracelli. E' interessante notare che in arabo il termine usato è "servo di casa" mentre nella traduzione ad uso e consumo occidentale viene aggiunto il dispregiativo razziale.
A me pare molto sospetta questa traduzione che si addice più al pensiero di un fottutissimo nazista KKK dell'Illinois che ad un islamico.
Anche questo è parte del gioco, che è una variante impazzita del divide et impera. Seminare indizi ma rendere il quadro generale sempre più torbido. Far capire e non capire ma lasciare nel dubbio. Comunque ed in ogni caso, suggerire chi comanda e terrorizzare. Ho usato il termine pizzino non a caso.


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martedì 18 novembre 2008

All'ombra dell'ultimo sole




Non posso esimermi dal segnalare anch'io questa sera una notizia che, circolata per tutta la giornata in blogosfera, sulla stampa e sulla BBC, non ha trovato eco nel frivolo TG1, troppo impegnato a raccontarci le paturnie menopausiche di Hillary Clinton e le bravate del nano che fa cucù settete alla Merkel (sperando non le abbia messo una mano sul sedere).
Non conta nemmeno che la notizia riguardi un cittadino italiano. Sapete com'è, nell'informazione italiana che si preoccupa, a fronte di 3000 morti per un terremoto in un paese del terzo mondo, di tranquillizzarci per prima cosa che "nessun italiano è rimasto coinvolto", se un nostro connazionale viene invece arrestato in Palestina, il fatto non sussiste.

"Quindici pescatori palestinesi e tre attivisti sono stati arrestati al largo di Gaza dalla Marina israeliana. Stavano pescando a sette miglia dalla costa di Deir Al Balah, all'interno dei limiti dettati dagli accordi di Oslo del 1994. [ Limite che invece, evidentemente, Israele non riconosce.]

I pescatori e gli osservatori sui diritti umani sono stati trasferiti da tre diverse imbarcazioni sulle navi da guerra israeliane. Secondo testimoni di parte palestinese, le tre imbarcazioni sono state viste dirigersi a nord, scortate dagli israeliani.

I tre attivisti sono Andrew Muncie, scozzese, l'americana Darlene Wallach e l'italiano Victor Arrigoni. Le rispettive ambasciate a Tel Aviv sono state contattate e sono a conoscenza della situazione. "
(Mia traduzione dall'originale inglese. Il testo integrale sul blog di Audrey.)
Victor Arrigoni è noto in rete come Guerrilla Radio e soprattutto per le sue testimonianze da Gaza. E' uno che le sue battaglie le conduce sul campo mentre noi stiamo qui al calduccio a discutere di massimi sistemi. Va difeso e occorre che sia fatto tutto il possibile per arrivare alla sua liberazione e a quella dei suoi compagni attivisti e pescatori. Se potete, rilanciate questo appello per la sua immediata liberazione.

Per i tre arrestati stranieri vi sarà con molta probabillità un decreto di espulsione dallo stato di Israele. Lo stesso destino che fu riservato a Norman Finkelstein qualche mese fa. Se qualcuno va a ficcare il naso nella questione privata tra israeliani e palestinesi e osa schierarsi con i pacifisti, ottiene il grande onore di non poter più mettere piede in Israele. Anche se è ebreo come Norman.
Tanto, nel silenzio concordato dei media sulla Palestina, a parte qualche reportage sui catfight tra cristiani che si rotolano nel fango davanti al Santo Sepolcro, giusto per movimentare le giornate, far finta di fare informazione e giustificare lo stipendio dell'inviato, la lezione è che, a noi europei ed americani, di ciò che accade in quel lembo di terra non deve interessare. Non è cosa nostra. Israele nun vo' penzieri.
Nel video si vede come i pescherecci palestinesi al largo di Gaza vengano attaccati a colpi d'arma da fuoco e colpiti da forti getti d'acqua per impedir loro di svolgere la loro attività di pesca, adducendo il fatto che violerebbero il limite di sei miglia prestabilito. Gli attivisti internazionali accompagnano i pescatori per proteggerli ed è proprio durante una di queste azioni che Vittorio, Darlene e Andrew sono stati catturati.

AGGIORNAMENTO del 19/11

Leggo e riprendo da Secondo Protocollo il seguente comunicato:
Secondo Protocollo si è immediatamente attivata per sapere quali siano le attuali condizioni di Vittorio e attraverso il Ministero degli Esteri abbiamo saputo che la notizia che Vittorio sia al momento all'aeroporto Ben Gurion in attesa di essere espulso è del tutto priva di fondamento. Vittorio è attualmente in stato di arresto secondo quanto riferito al MAE dal Consolato generale di Gerusalemme che si è subito attivato.

Il problema, che non va sottovalutato, è che Vittorio aveva già un decreto di espulsione da Israele dal 2005 e potrebbe essere considerato recidivo, il che aggraverebbe notevolmente la sua posizione. C'è da considerare però che, secondo il Diritto internazionale, l'arresto di Vittorio è avvenuto in acque internazionale (a 7 miglia dalla costa di Gaza) per cui è da ritenersi (sempre per il Diritto Internazionale) del tutto illegittimo.

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martedì 11 novembre 2008

Offerta in sacrificio per voi

Esiste la non remota possibilità che i preti siano coloro che hanno il più fottuto timore della morte.

Lo constato ogni giorno. Ogni volta che c'è un morto da benedire, delegherebbero volentieri il compito a chiunque altro, perfino al diavolo con il rischio che se ne porti via l'anima, pur di non doversi confrontare con quella che è evidentemente una fobia.
Lo percepisci dal tono della voce, dalla loro reazione di fuga, dal disagio che esprimono nei confronti di chi li pone di fronte alla ineluttabilità della morte.

Un antico precetto della via del samurai dice: "Pensa un poco ogni giorno alla morte e non la temerai più".
I preti, abituati a celebrare funerali, dovrebbero guardare a Sorella Morte come ad un'amica che finalmente conduce i fratelli al cospetto di quel Dio che adorano, eppure rimangono inattaccabili dalla serenità che ti dà la frequentazione quotidiana della morte.
E' vero, quando celebrano la Messa di fronte ai parenti affranti ti parlano di gioia e del caro Filippuccio che ora è in braccio a Gesù ma una volta in sacrestia, tolti i paramenti e la maschera, riemerge la paura nei confronti di quel contenitore freddo ed ingombrante che temono non risorgerà affatto né tra tre giorni né mai ed anzi, andrà incontro ad effetti collaterali molto ma molto spiacevoli. Lazzaro non verrà fuori dal sepolcro.
Sembra quasi che la morte faccia vacillare in loro la Fede, soprattutto in quella miracolosa resurrezione che non si è voluto limitare al Dio come sommo privilegio ma estendere presuntuosamente a tutti i suoi figli. Li mette in crisi, quindi deve essere rimossa.

E' forse la tanatofobia che spinge i preti ad avere un'ossessiva attrazione per la vita, una perversione biofila.
Dico perversione perchè l'oggetto non è la Vita piena, vissuta, sana, lo splendore di Eros, il sesso. Per carità.
E' la vita purchessìa, a qualunque costo, anche quella senza gambe, braccia e sensi di Johnny e di tutti i disgraziati tormentati dalla malattia. La vita di sofferenza di coloro che vivono con il dolore fisico che li divora.
Quella alla quale i preti si aggrappano in special modo, considerandola di valore inestimabile, è la vita in coma, in quanto simula la morte senza che la vita venga dichiarata sconfitta e possiamo illuderci ancora che venga la resurrezione. Lazzaro che si sveglia e mangia la minestrina seduto sul letto.

Ecco perchè amano la vita senza la luce del pensiero e della volontà di quel corpo disconnesso dalla mente nel quale è prigioniera Eluana e con comprendono il dolore di un padre che è costretto a tenere la figlia nel limbo della non-vita. Per una tragica ironia poi, è proprio la scienza materialista ad aiutare i preti a tener in vita il simulacro delle loro angosce.

Dovremmo credere alla sincerità delle loro smorfie e grida isteriche in difesa della Vita e contro quella che chiamano eugenetica, quando nella Germania nazista furono eliminati, ancora in tempo di pace e ben prima che iniziasse la Soluzione Finale, migliaia di bambini malati, deformi, minorati e malati di mente che non volevano di certo morire, senza che qualcosa di più che un alito di sdegno si alzasse dal Vaticano di Piododici? Oltretutto vogliono farlo santo. Il problema dell'inferno è che non ci sarà mai abbastanza posto per gli ipocriti.

Alla fine di questa tragica storia, vedrete se non sarà così, solo la morte avrà avuto pietà della povera Eluana.


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giovedì 6 novembre 2008

Si sBaracka!

Sono convinta che George W. Bush sia, al di là di tutto, una figura tragica della storia. Un po' come il Fredo della saga del Padrino, il fratello sfigato che si mette addosso la pelliccetta del capro espiatorio e paga per tutti.
Penso che un giorno il 43° presidente degli Stati Uniti sarà chiamato a rispondere di diverse cosette ma forse si giustificherà piagnucolando, dicendo che ha solo eseguito gli ordini.

Questo è un uomo che è riuscito a diventare imperatore nonostante fosse una nullità completa. Un altro esempio di come l'America sia veramente la terra delle opportunità. Certo, in questo caso si trattava di trasmissione del potere per via dinastica, come si addice agli imperatori e si sa che spesso i figli di re non possiedono un decigrammo della grandezza dei padri.

Prima della carriera politica, nonostante avesse avuto la strada spianata da un babbo petroliere, figlio di petrolieri, poi capo della CIA e presidente degli Stati Uniti, come imprenditore era stato una frana. La sua compagnia, la Arbusto Oil, è una delle poche che in Texas sia riuscita a fallire con il petrolio. Per un po', per dargli una mano, si associarono a George anche i Bin Laden, amici di famiglia, ma uno di loro, zio di Osama, finì male, precipitando con l'aereo, come succede in questi casi, causa maltempo in un soleggiato giorno d'estate. La maledizione dei petrolieri. There will be blood.

Buttato sul ring come candidato repubblicano da papi, dopo una carriera da serial killer legalizzato come governatore del Texas (si calcola che il texecutioner abbia condannato a morte almeno 155 persone, rifiutando loro la grazia e prendendone pure in giro in televisione le suppliche) si impose nelle presidenziali del 2000 solo grazie, da una parte, al clima favorevole ai repubblicani creato dallo scandalo Lewinski abilmente costruito ai danni di Clinton dai soliti mestatori neocon e, dall'altra, grazie ai noti pasticci elettronici della Florida.
Grazie alla forchetta troppo piccola tra un partito e l'altro fu possibile dare una spinta a George, supportato da una cricca di guerrafondai che non aspettava altro che un pupo alla Casa Bianca da manovrare a piacimento per farsi una dozzina di guerre in qua e in là. Lo stesso scherzo riuscì nel 2004 e gli anni di presidenza del minus habens sarebbero stati alla fine otto.

George è stato il presidente meno amato dagli americani fino all'11 settembre 2001.
Fu l'unico della storia a dover raggiungere il palco della inauguration in macchina per sfuggire ad un popolo incazzatissimo per aver dovuto accettare un presidente nominato dalla Corte Suprema e non dal proprio sacrosanto voto.

L'11 settembre si rivelò per quello che era: non un imperatore ma al massimo un kagemusha, una controfigura.
Riguardare, per credere, il famoso filmato della scuola elementare della fatal Florida, dove lui rimane lì come un baccalà invece di alzarsi di scatto come un sol Chuck Norris, imbracciare l'M16 e correre in salvo dell'America violata. Più che imputarlo di stupidità o vigliaccheria, penso gli abbiano detto: "Per carità, George, non toccare nulla".
Come aprì bocca, quel giorno, riuscì perfino ad impappinarsi fino a dire che aveva visto in tv il primo aereo schiantarsi sul WTC e a commentare le immagini successive con un incredibile: "Ma che pilota scarso, quello!" Una scuola comica che conosciamo bene noi italiani. Nessuna meraviglia che i due si capissero tanto.

La presidenza di Bush ha coinciso per gli americani con una nuova stagione di guerre combattute all'estero alla "non si sa per che cazzo combattiamo", costate migliaia di giovani morti, più di quattromila.
Guerre che si trovavano già da anni nella scaletta del folle Progetto per il nuovo Secolo Americano degli stramaledetti neocon e che dopo l'11 settembre, che fortuna quel proditorio attacco, hanno potuto esplodere in tutta la loro violenza.

E' stata la presidenza delle menzogne.
La scusa dell'Afghanistan da attaccare come covo di Bin Laden, mentre era dall'Arabia Saudita che provenivano i supposti attentatori dell'11 settembre.
La figura di cacca fatta rimediare al povero Colin Powell all'ONU con la sceneggiata sulle armi di distruzione di massa di Saddam, mai trovate, ma addotte come scusa per l'invasione dell'Iraq nel 2002, compiuta dopo mesi di manifestazioni oceaniche contro la guerra.
E' stata la presidenza dei soldati morti a casa del diavolo e rimpatriati di nascosto, ed al riparo delle telecamere, perchè a qualcuno non venisse in mente di chiederne conto. Ispanici, neri, disoccupati, donne, carne da cannone senza alcun valore.
E ancora, è stata la presidenza dei tanti americani che non si sono convinti della versione dell'11 settembre raccontata dai neocon e dai media a loro appecoronati (mi consenta, Nano, di citarla) e che hanno perfino tirato dalla loro parte i militari, sempre più insofferenti di essere comandati da gente che di guerra vera, di arti mozzati e sangue non capisce un cazzo e che li ha trascinati in un pantano senza fine giocando ai wargames a tavolino.
Per ultimo, la presidenza Bush sarà ricordata per il modo allegro con il quale sono stati progressivamente smantellati i controlli statali sul sistema finanziario, con il risultato di mandare al fallimento banche, banchette e bancone e di impoverire ancor di più l'americano medio.

Nessuna meraviglia che per Obama vi sia stata una valanga di voti e vi sia ora una tale aspettativa di cambiamento. Solo degli opportunisti e falsi amici degli americani possono rimpiangere la presidenza Bush. Chi ama veramente l'America (non gli stronzi che ne occupano le stanze del potere militare-industriale) non può che rallegrarsi del fatto che Bush finalmente sBARACKi.
Non tanto per lui come persona, ma per ciò che i suoi burattinai hanno fatto all'America. Sperando che Obama sia diverso, che faccia dimenticare presto il presidente che faceva piangere i bambini.

Va' George, e che Dio ti perdoni.


P.S. Pensando ad un titolo per questo post, al di là dello scontato gioco di parole, mi è tornato in mente un pezzo di televisione vintage, la sigla finale di "Non Stop" del 1979, ed il modo inconfondibile con il quale Stefania Rotolo pronunciava la frase "si sba-rac-ca!". Un omaggio ed un ricordo.

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