martedì 12 settembre 2017

Le fake news fanno male al re (e alle regine)


"Spesso in una propaganda del genere gli ingenui sono anzi gli strumenti migliori, perché vi portano una convinzione che agli altri sarebbe alquanto difficile fingere, e che è facilmente contagiosa. Ma dietro a tutto questo, almeno inizialmente, occorre che vi sia stata una azione assai più cosciente, una direzione che può venir soltanto da uomini sapienti perfettamente il fatto loro in ordine alle idee fatte circolare in tal guisa.
Noi abbiamo parlato di «idee», ma una tale parola qui calza assai poco, essendo evidente che nella fattispecie non si tratta per nulla di idee pure e nemmeno di alcunché che appartenga come che sia all’origine intellettuale. Si tratta, se si vuole, di idee false, ma sarebbe ancor meglio chiamarle «pseudoidee» destinate soprattutto a provocare reazioni sentimentali, questo essendo il mezzo più efficace e più facile per agire sulle masse.
Del resto, in questo ambito, le parole hanno una importanza maggiore dei concetti che esse dovrebbero esprimere e la gran parte degli «idoli» moderni non sono, invero, che parole, e noi ci troviamo dinanzi al curioso fenomeno noto sotto il nome di «verbalismo»: la sonorità delle parole basta a dare una illusione di pensiero."

(Renè Guènon - “La crisi del mondo moderno”)


Guardare i TG o leggere i giornali, ovvero informarsi su ciò che accade nel mondo attraverso i media mainstream (ovvero quelli ufficiali), rappresenta oramai la perfetta realizzazione della metafora nicciana del guardare dentro l'abisso per esserne al fine osservati. Non tanto per ciò che viene raccontato, il solito orrore quotidiano, ma per la consapevolezza che il racconto che viene proposto è una versione dei fatti, un'interpretazione che dobbiamo accettare in maniera acritica senza discuterla nonostante non corrisponda alla realtà che percepiamo. La versione dei fatti della Sovrastruttura.
E' un'esperienza nella quale si rischia seriamente di perdere il senso della separazione tra realtà e reality, tra vero e falso, tra mero resoconto di fatti e trama cinematografica; dove il livello di propaganda ha già oltrepassato l'orizzonte degli eventi della decenza e sta sprofondando nel buco nero della manipolazione assoluta da cui potrebbe non essere più possibile uscire. 
La psyop, l'operazione psicologica nella quale siamo immersi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, viene ultimamente spinta a livelli parossistici e appare sempre meno nascosta e più palese. Credendo di avere ancora a che fare con le folle di Gustave Le Bon alle quali, come sosteneva Benito Mussolini, “piace essere fottute”, la propaganda fa un uso talmente spregiudicato della finzione, della citazione cinematografica, dell'affabulazione controfattuale da fumetto o cartone animato e dell'utilizzo di stilemi di menzogna riconoscibilissimi e ricorrenti, che ormai sta svelando ogni suo trucco, perdendo così di "credibilità". 

L'esempio più evidente, tratto dalla cronaca di questi giorni, e ormai divenuto un classico della denuncia contro le fake news ufficiali, è l'insistenza dei TG nel continuare a definire “Canale di Sicilia” la zona a poche miglia dalla Libia, addirittura entro le sue acque territoriali, dove è ormai dimostrato operano navi delle ONG di concerto con navi d'appoggio alle piattaforme petrolifere, navi militari di vari paesi e mezzi delle nostre capitanerie di porto per travasare migliaia di persone al giorno da un continente all'altro. Senza alcuna prospettiva di una possibile conclusione pacifica, sia per chi arriva che per chi accoglie, di tale trasferimento, trattandosi per la stragrande maggioranza dei casi dello sbarco di migliaia di giovani uomini adulti assomiglianti in tutto e per tutto ad un esercito che sarebbe sorprendente non nascondesse propositi di conquista. 
Eppure la più colossale - per numeri - applicazione dell'arma dimigrazione di massa della storia, voluta da coloro che auspicano un unico governo mondiale che regni su una massa di decimati da lotte per l'ultima pagnotta rimasta, costretti a strapparsela camminando sui cadaveri lasciati dalle “guerre razziali”, viene mascherata, grazie alla propaganda, da grande operazione umanitaria.

L'atteggiamento dei media nei confronti dell'emergenza migranti non è razionale ma pedagogico e fondato interamente sulle emozioni. Siamo immersi nella parodia di una grande pulsione materna che vorrebbe abbracciare tutti e farsi assoluta accoglienza, ovvero passività, sul presupposto che bisogna amare anche chi non ci ama, anzi ci odia, come nel caso di chi persegue il Jihad contro gli “infedeli”, tanto un giorno egli “cambierà”, finirà soggiogato e convertito all'amore dal nostro amore illimitato. L'illimitatezza del godimento, uno dei principi edonistici fondanti del Sessantotto, diventa illimitatezza dell'irrazionalità.
La propaganda è sempre più oscenamente emotiva, piagnona, fondata sull'empatia ricattatoria dei “bambini morti” che, come ha osservato di recente lo psichiatra Serge Tisseron, punta alla generalizzazione di quella sensibilità morale tipicamente femminile che finisce per essere incompatibile con ciò che chiamiamo diritto. 
Addirittura il principio cristiano dell'impossibilità della misericordia senza giustizia viene trasmutato nell'imposizione della sola misericordia a senso unico in forma di buonismo, il che rappresenta l'uccisione di Dio che, per definizione, è Amore ma anche Giustizia e furiosissimo sdegno. Questo è un altro dei segni del carattere profondamente satanico della matrice ideologica di questo sciagurato inizio di millennio.

La Sovrastruttura, nella sua distruttività e profondo odio per l'Umanità, alimentato dall'invidia nei confronti di Dio, ha distillato il peggio della femmina – o meglio, della sua propria visione misogina della donna - e lo vaporizza sulla popolazione, come fosse un'arma chimica letale. La propaganda, per solidarietà con le “fottute” e per farsi comprendere meglio da esse, si è tagliata gli attributi e ragiona con la lucidità di chi è in preda alla sindrome premestruale. Essa si fa assurda, aggressiva, irrazionale, antilogica. Il suo linguaggio assume quella caratteristica di smielata letteratura da fotoromanzo che l'élite è convinta di poter dare in pasto al popolo, visto come insieme di servette e camerieri emasculati, spacciandogliela per realtà. Si potrebbero fare tanti esempi ma limitiamoci a quello paradigmatico dell'avventura fumettistica della cattura e uccisione di Osama Bin Laden. Sceneggiatura che è riuscita a superare l'immaginazione del film “Sesso e potere”, dove uno spin doctor inventa dal nulla una guerra per coprire lo scandalo sessuale che rischia di provocare l'impeachment del Presidente degli Stati Uniti. A chi volesse approfondire il discorso su propaganda, spin e frame, consiglio gli ottimi libri di Marcello Foa “Gli stregoni della notizia” e di Vladimiro Giacché “La fabbrica del falso”.

La pervasività della manipolazione propagandistica non implica che sia impossibile imparare a riconoscerla. Con un certo allenamento, decostruire la narrazione della propaganda diviene facile come togliere il ciuccio ad un bambino. In questo mio articolo sul blogi fornisco un mini-corso di sopravvivenza alla menzogna quotidiana seguendo quella che ho definito La Legge dell'Hamburger:

"Ogni messaggio veicolato dalla propaganda contiene una parte di verità (la polpetta), racchiusa tra strati di falsità (insalata, formaggio, maionese, pane, cipolla, peperone, spezie) che ne coprono ed alterano il sapore fino a nasconderlo."

Non dovremmo davvero dover passare tanto del nostro tempo prezioso a cercare di decifrare i messaggi di quella macchina Enigma che è diventata l'informazione, ma tant'è. Il doverlo fare ci espone anche a rischi di altro genere.
Il dogma mondialista dell'eliminazione delle frontiere, il suo dilagare neoplastico in ogni cellula del tessuto sociale, riguarda ormai anche i confini, fondamentali, dell'IO, ovvero della parte cosciente e razionale della nostra psiche. Quei confini, tra percezione ed allucinazione, tra mondo reale ed immaginario, che normalmente, se preservati, ci impediscono di cadere nella scissione della follia. 
Quando ascoltiamo la versione dei fatti mediata e distorta dalla propaganda e siamo indotti a credere le cose più assurde, non solo rischiamo di cadere in una sindrome no-borderline indotta, ma ci accorgiamo di essere ammessi al privilegio di sperimentare la vertigine della follia istituzionalizzata, l'ora d'aria quotidiana nel delirio. "Siate affamati, siate folli", lasciò profeticamente detto e non a caso il più celebre "profugo" siriano, una volta divenuto creatore di costosissimi gingilli high-tech, la leggenda dice preconizzati grazie alle visioni offerte da trip lisergici.

La concessione da parte del potere elitario del privilegio di essere folli a comando, oppure un domani di poter assumere liberamente droghe, come ha ventilato il solito George Soros, assomiglia a quella che permette a determinate umanità colorate di poter agire il razzismo fino all'eliminazionismo nei confronti di altre (vedi "Black Lives Matter" e tutta la narrazione contro il "suprematismo del maschio bianco") mentre ad altre è vietato. Un'élite che quindi si diverte a spostare su un mixer ideale le leve dei sentimenti, delle passioni, degli atteggiamenti e dei pregiudizi: su il pietismo, giù il nazionalismo, un po' di effetto eco autorazzista, un vibrato buonista, e vai con le grancasse dell'irreversibilità made in TINA (There Is No Alternative).
Un gioco crudele di cui Blue Whale, l'ultima probabile trovata della propaganda anti-russa e anti-Internet, non è che il pallido riflesso su scala individuale. In questo caso, per applicare la legge dell'hamrburger, la polpetta di verità consiste nella facilità con la quale non solo da oggi si può indurre al suicidio adolescenti predisposti alla depressione. 

La propaganda è dunque riconoscibile ma è comunque invincibile? L'imprevisto, il cigno nero che compare all'improvviso nei piani della Sovrastruttura è che la conseguenza logica di questo processo di emotivizzazione della realtà e di spinta sul pedale dell'assurdo e dell'incredibile è che la propaganda perde i suoi superpoteri di persuasione, insomma non la crediamo più. 
Chi la costruisce e diffonde sotto forma di psyop appare sempre più incurante del senso del ridicolo delle sue argomentazioni, ma chi la subisce si è addestrato, per legittima difesa, al fact checking e all'incredulità acquisita proprio grazie alle sparate sempre più inverosimili che gli tocca di ascoltare. Tipicamente, per fare un esempio, ci siamo disinteressati di economia fintanto che l'economia non ha iniziato ad interessarsi pesantemente a noi ed alla nostra sopravvivenza. E, paradossalmente, ci stiamo difendendo grazie ad un mezzo messo a nostra disposizione proprio dal potere. L'ex strumento di scambio di informazioni istituzionali Arpanet, demilitarizzato e impacchettato come neo tempio dei mercanti chiamato Internet, ora è sempre più un'agorà, forse l'ultimo spazio rimasto di democrazia dal basso.

Difatti, se ai tempi di Joseph Goebbels, quando c'era solo un abbozzo di moderna società della comunicazione, poteva essere vero che "una bugia, tanto più grossa fosse stata, tanto più sarebbe stata creduta", oggi questo postulato sta diventando sempre meno valido, grazie all'interconnessione di milioni di nodi di una rete di comunicazione che, più che virtuale, è ormai neuronale, ovvero fisica e nella quale ogni nodo, ovvero ognuno di noi, è in grado di produrre informazione e soprattutto controllare, confermare o confutare quella altrui, soprattutto quella fornita dalla propaganda. Il che ovviamente non toglie che, anche dal basso, vengano create falsità, manipolazioni e strumentalizzazioni che è giusto smascherare.

Ecco quindi che, come contromisura, nel tentativo di arginare nel pubblico il rigurgito della propaganda somministrata con l'imbuto, viene creato il concetto di fake news, ovvero di “notizie false”, vera e propria Eresia dei nostri tempi, da punire con la Santa Inquisizione affidata, in omaggio alla femminilizzazione generale, alle Inquisitore. Fake news che non sono ovviamente, come si potrebbe pensare e come il bimbo della fiaba dei “Vestiti nuovi dell'Imperatore” griderebbe, il chiamare Canale di Sicilia le acque territoriali libiche, ma qualunque opinione divergente da quella che nasce con le parole tratte dal vocabolario ufficiale della propaganda e nelle fucine dove operano i fabbri che martellano ogni giorno la stessa narrazione ufficiale:

“La crisi è provocata dal debito pubblico; uscire dall'euro sarebbe una catastrofe [guardate la Grecia che nell'euro è costretta a rimanere in che catastrofe reale è sprofondata, ndr]; i migranti ci pagheranno le pensioni, fuggono dalla fame e dalla guerra; abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi; le fake news sono fabbricate dalla Russia; dobbiamo fare gli Stati Uniti d'Europa per evitare che tornino i nazionalismi che provocano le guerre; non ci meritavamo di entrare nell'euro; i migranti economici fuggono dalla siccità del lago Ciad; i matrimoni islamici con le bambine sono interconnessi con il cambiamento climatico.”

Queste affermazioni, tutte falsificabili scientificamente sono trasformate in verità dalla Sovrastruttura utilizzando il pensiero magico, e la loro confutazione, al contrario, diventa falsità, perché non sono ammessi dubbi e falle nella credulità popolare.
Ovvero, “non dovete credere alle vostre orecchie ma solo a quello che vi diciamo noi”. Il che fa il paio con il secondo postulato: "Non dovete credere nemmeno ai vostri occhi ma a quello che vi diciamo noi di vedere". Come quando assistiamo alla polverizzazione di due grattacieli con struttura in acciaio e ci viene da pensare ad una demolizione controllata compiuta con un nuovo tipo di esplosivo mai utilizzato in precedenza; loro rispondono con la solita fallacia dell'argumentum ab auctoritate, e, guardandoci con il tipico sguardo di commiserazione del debunker, raccontano che "gli esperti hanno affermato che i grattacieli in acciaio colpiti da un incendio come quello si sciolgono per il calore. Lo sanno tutti."
ChelseaClinton può delirare sulle spose bambine, noi non possiamo citare i documenti ufficiali e le decine di altri presenti su Wikileaks che documentano l'utilizzo di operazioni di manipolazione climatica industriale e militare mediante irrorazione ed inseminazione delle nuvole. Jean Claude Juncker può straparlare di suoi colloqui con “abitanti di altri pianeti”, noi non possiamo reclamare, assieme ad alcuni scienziati, che di una serie di vaccini da somministrare coattivamente ai nostri figli senza requisiti di emergenza sanitaria, pena la revoca della potestà genitoriale in caso di rifiuto (una cosa inaudita), sia per lo meno garantita la sicurezza ed atossicità. 

La reazione del potere a questa ribellione alla versione ufficiale è furente. I proclami del potere sono dogmi; le nostre domande, i nostri dubbi, sono “bufale”. Chi si ostina a non sottomettersi sarà punito. Ecco quindi riemergere, periodicamente, la campagna contro le fake news, ovvero contro il dissenso.
L'ultimo DDL presentato qualche mese fa contro le fake news rappresenta l'ennesimo tentativo dei molti già abortiti di imporre il bavaglio alla Rete ma in particolar modo stabilisce una tale sequenza di aberrazioni giuridiche, oltre al solito stupro costituzionale aggravato, che vorrò proprio vedere, dovesse disgraziatamente passare prima o poi, quale giudice avrà il coraggio di applicarlo e di comminare ai "colpevoli" le sanzioni pecuniarie e il carcere. 
La distinzione tra testata registrata e blog, con la sostanziale licenza di menzogna sancita per legge per i giornali (che dovranno diventare automaticamente di regime se vorranno sopravvivere) è talmente enorme che non vale la pena commentarla e l'impossibilità di stabilire cosa sia in grado di "minare il processo democratico", senza essere passati prima per una definizione di "processo democratico", ne sancisce l'inapplicabilità pratica. Ovvero, questo è un testo improponibile in un regime democratico e applicabile solo in un contesto autoritario dove la legge è fatta a immagine e somiglianza del regime e gli asini, contro ogni evidenza, possono volare. Dove quindi può esistere solo la Menzogna Suprema.
Non mi meraviglia che questo testo illegittimo sia stato firmato da tutti i gruppi parlamentari di un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Consulta. Un testo che è espressione della disperazione di chi non è più capace di contenere il consenso e che può mantenerlo artificialmente solo attraverso la deriva autoritaria.

Un Parlamento dove pure, come rivelano alcuni senatori, l'opposizione viene fatta ogni giorno e con forza ma i media si incaricano di non raccontarla, ottenendo il risultato di oscurarla. In effetti, è proprio questa l'impressione finale e voluta: che in Italia l'opposizione non esista. 

La lotta contro il dissenso, chiamato fake news, non potrà che essere sempre più accesa, man mano che la Sovrastruttura sarà costretta a mostrare il suo volto più terribile e privato delle maschere di convenienza. Del resto, nel corso dei vari incontri tra i membri dell'élite sovranazionale, si parla apertamente di rischi legati alla manifestazione democratica della volontà popolare e della necessità di superarli con ogni mezzo, esprimendo “il bisogno di proteggere meglio inostri sistemi di controllo qualità dell’informazione”. Ad esempio con la repressione che, per una fonte di informazione alternativa e personale, può essere sufficientemente intimidatoria attraverso l'applicazione di una esosa sanzione pecuniaria o l'obbligo di rivolgersi ad un legale per la tutela dei propri diritti costituzionali di libertà di espressione.

Per concludere, le fake news non sono altro che la semplice opinione diversa, l'altra campana, ma soprattutto tutto ciò che fa male al re, al ricco, al cardinale e ai loro innumerevoli e volonterosi servi.



Articolo pubblicato sul numero 6 di Puntozero (Nexus Edizioni)

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